Quanto c’entra Dylan con la letteratura (da uno a due)?

Al giudice saggio furono portati i due litiganti. Il primo disse “Dylan non è proprio letteratura, dargli il Nobel è inopportuno!”. Egli ascoltò molto attentamente e commentò: “Tu hai ragione”.
Poi ascoltò il secondo: “Dylan è il più letterario dei cantanti rock, il suo Nobel è dovuto”, e di nuovo commentò: “Tu hai ragione.”
A questo punto un osservatore esclamò: “Eccellenza, non possono avere ragione entrambi!”. Il giudice saggio ci pensò sopra un attimo e poi, serafico: “Hai ragione anche tu”.
(Citazione a memoria, forse non era proprio così)

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Slowhand lo fa ancora

Che poi a un certo punto anche che palle, quel vezzo di ascoltare la musica per poi storcere il naso e sentenziare “niente di nuovo”, oppure “roba già sentita!”. Che la musica sia una continua rincorsa a superare se stessa, oggi possiamo dirlo, è una fregnaccia che ci ha sottratto diverse opportunità di godimento e ci ha fatto comprare dischi che tempo due settimane ci avrebbero definitivamente sfracellato le scatole. Ma insomma, c’è un momento della vita in cui evidentemente è necessario anche quello. Continua a leggere “Slowhand lo fa ancora”

I Fireplaces: concerto e cd

Prologo: una storia che non ci credeva nemmeno lui.

Devo prenderla un po’ alla lontana, e chiedo scusa a chi conosce già la storia. La notte fra il 31 maggio e l’1 giugno del 2013 tornavo da Padova dopo il concerto di Bruce Springsteen. Era stata una serata fortunata, perché delle date del tour avevo scelto quella per ragioni di lavoro e di scuola (al concerto ci andai con la famiglia) senza immaginare che mi sarei portato a casa il ricordo della notte in cui la E Street Band ha suonato tutto “Born to Run”.
Non solo: fu la sera di quel tipo che si sbracciava sotto il palco perché voleva suonare il washboard con Bruce e che vinse la scommessa. Fecero Pay Me My Money Down, sullo stesso palco, senza aver mai provato insieme, Bruce e il tipo col washboard. Ma il primo è noto per il suo fiuto soprannaturale nello scegliere le persone di cui fidarsi; e il secondo si capì dai primi colpi di cucchiaio sulla tavola che è un musicista di razza. La canzone fu un trionfo di cui si parla ancora.

Andrea Scarso e Bruce Springsteen
L’assolo strepitoso di Caterino

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Todo cambia / 11: “Autogrill”

[Leggi i post della serie “todo cambia”]

Bocephus King è un cantautore canadese vicino al rock e al mondo di Bruce Springsteen e Van Morrison, e per molte ragioni sorprende che abbia scelti di rifare una delle più belle canzoni di Francesco Guccini.
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D’amore, di morte e di rock and roll

catholic_boy

Nel 1980 Jim Carroll pubblicò Catholic Boy, il primo album con la band che portava il suo nome.
Era uscito poco tempo prima Basketball Diaries, un libro sostanzialmente autobiografico – raccontava tre anni a cavallo fra il 1963 e il 1966 – del quale si sarebbe parlato di nuovo a metà degli anni Novanta per via della riduzione cinematografica con Leonardo Di Caprio, dove la faccia pulita dell’attore californiano provava a restituire l’adolescenza di Carroll – di famiglia irlandese e cattolica – ai tempi del basket e l’innocenza spazzata via per le strade di N.Y. da LSD, eroina e prostituzione. Continua a leggere “D’amore, di morte e di rock and roll”

Todo cambia / 10: “Romance in Durango”

Bob Dylan con Scarlet Rivera
Bob Dylan con Scarlet Rivera

[Leggi i post della serie “todo cambia”]
“Desire” è, per quanto mi riguarda, nella terna dei dischi più belli e necessari di Bob Dylan.
“Romance in Durango” è la settima traccia: una storia di sole, di peperoncini, di fuga e di morte, con un ritornello disperato cantato in spagnolo.
In Italia la riprese Fabrizio De Andrè per l’album “Rimini”. Continua a leggere “Todo cambia / 10: “Romance in Durango””

Dischi per quando fuori ci sono quarantacinque centimetri di neve: l’ultimo Bob Dylan

Erano previsti pressoché per gli stessi giorni il nuovo album di Bob Dylan e “Big Snow”.
Del primo si diceva che sarebbe stato un disco di cover di Frank Sinatra — e dunque giù con le scommesse su come la voce aspra di Dylan, sebbene fattasi più profonda e cavernosa negli anni, avrebbe retto il confronto col papà di tutti i crooner. Il secondo era stato annunciato come la nevicata definitiva, quella che avrebbe spazzato via il mondo come lo avevamo conosciuto.
Così non sapevamo quale dei due attendere con maggiore apprensione. Continua a leggere “Dischi per quando fuori ci sono quarantacinque centimetri di neve: l’ultimo Bob Dylan”

“Perché non lo facciamo per la strada?”. Un libro di Blue Bottazzi

Ripubblico la recensione già uscita qui.

“La musica si ascolta rigorosamente da soli. È il comunicarsi di una esperienza del cuore al cuore di un’altra esperienza. Altrimenti c’è sempre quello/a che salta fuori, «ma stasera poi ci facciamo ‘na birra o anche sei?». No, non va bene, non si spezza il flusso comunicativo. Il moto dei pianeti potrebbe rovesciarsi.”
(Dalla prefazione di Paolo Vites)

Per chiarezza: io adoro vivere in questo tempo. Se trent’anni fa mi avessero detto che sarebbe arrivato un momento in cui la musica — tanta musica — sarebbe stata così a portata di mano, che sarebbe stato possibile persino scambiarla istantaneamente e senza comprometterne tragicamente la qualità sonora, non ci avrei creduto. Continua a leggere ““Perché non lo facciamo per la strada?”. Un libro di Blue Bottazzi”

“Bruce” su macchiatoinchiostro.it

bruceUna mia recensione di “Bruce” apre la nuova rubrica di macchiatoinchiostro.it dedicata alle biografie:

“La felice scelta narrativa di Peter Ames Carlin — scrittore e giornalista di People, ora biografo di Bruce Springsteen — consiste nel far cominciare la storia in un pomeriggio del 1927 a Freehold, New Jersey. Bruce sarebbe nato parecchi anni dopo, ma quel che accadde quel giorno aprì nella storia degli Springsteen una ferita che avrebbe sanguinato a lungo (di che si tratta lo scoprirete leggendo il libro) segnando il contesto in cui il piccolo Bruce sarebbe cresciuto all’alba degli anni Cinquanta.
Così la biografia diventa la storia della lotta dei discendenti maschi contro i fantasmi di quella tragedia.
Per il Boss diventare un musicista è stato parte di quella lotta: e quando hai provato ad addentrarti in quella storia, può capitarti di sentire il grido del protagonista di Born to Run più necessario di quanto l’abbia mai sentito prima, o il saluto al padre in Independence Day più accorato di quanto non ricordassi.” [leggi il post completo su macchiatoinchiostro.it]

It’s only rock’n’roll (forse). “High Hopes”: 6) ancora Luca Giudici

[Tutte le videorecensioni di High Hopes su Tarantula]
“High Hopes” e Bruce nell’era della riproducibilità tecnica dell’arte: Luca Giudici, dopo la sua videorecensione dell’altro giorno, torna serio e affronta la questione posta da Maurizio Montanari a proposito della versione di “The Ghost of Tom Joad” partendo da Walter Benjamin e Andy Warhol.
Perché nel frattempo, nel Jimmy Fallon Show del 14 gennaio, Bruce ha commesso un nuovo sacrilegio ai danni di un suo classico, parodiando “Born To Run” per raccontare uno scandalo politico del New Jersey. Continua a leggere “It’s only rock’n’roll (forse). “High Hopes”: 6) ancora Luca Giudici”