Una delle ragioni per cui ci mancherà “Ghiaccio Bollente”

La decisione incomprensibile del cosiddetto servizio pubblico di cancellare dal palinsesto di Rai5 il programma di Carlo Massarini lascia un vuoto che rimbomba. Le ragioni di rimpiangere quello spazio di informazione musicale sono ancora più convinte dopo un episodio recente: il passaggio sanremese di Ezio Bosso.

Bosso è un musicista interessante e dall’attività poliedrica, anche se dalla discografia esigua: a molti sarà capitato di ascoltare la sua musica senza sapere che si trattasse di lui. Dopo che Carlo Conti l’ha portato sul palco dell’Ariston parecchie persone ricorderanno certamente il suo nome (e ricorderanno la carezza del presentatore e la lacrima della violinista in primo piano, insomma). Peccato che nei giorni successivi, digitando in Google “Ezio Bosso Sanremo” quasi tutti i contenuti che si reperivano parlassero del “pianista che commuove l’Ariston”, di “fragilità che vince sulle difficoltà” e così via. Tutto, basta che non si parli di musica.

Qualche settimana prima, proprio nella puntata dei saluti (definitivi, pare al momento, nonostante una petizione che ha raccolto decine di migliaia di firme), Carlo Massarini aveva intervistato il pianista compositore a “Ghiaccio Bollente”. Continua a leggere “Una delle ragioni per cui ci mancherà “Ghiaccio Bollente””

Al sangue, mi raccomando

È sempre cosa buona occuparsi seriamente di come i media costruiscono una cultura del cibo e del corpo ed è apprezzabile lo zelo di chi denuncia responsabilità nel diffondere pratiche e premesse, salutari o dannose, sul mangiare e sulla salute. Talvolta eccessivo e mal posto, mi è capitato di osservare, ma di per sé apprezzabile.
Per questo m’incuriosisce che i censori attenti a proteggerci dalla cattiva influenza di certi modelli non abbiano mai – non dico scagliato un anatema piccolino – ma nemmeno espresso un dubbio su una questione che a me salta all’occhio con una certa insistenza (sarà un problema mio?).
L’approccio lineare, binario e di buon senso a certi argomenti (donna magra = pubblicità alla magrezza; di conseguenza, contrastare disturbi alimentari = oscurare donne magre, oppure compensare immagini di donne magre mostrando altrettante donne grasse) è molto efficace nel fornire risposte facili, ma non va molto lontano nel produrre domande utili. Utili significa, fra le altre cose, che possibilmente non restino appiattite su una risentita identificazione del capro espiatorio e che non proiettino le responsabilità il più lontano possibile da noi.
Dunque mi permetto di suggerirne alcune.

Continua a leggere “Al sangue, mi raccomando”

La Marzano, Tata Lucia e le “terribili semplificazioni” (seconda parte)

Riprendo il discorso iniziato qui, dove commentavo la notizia di una proposta di legge punitiva nei confronti di siti che esaltano i comportamenti anoressici, e spiegavo che le soluzioni indicate, sebbene di forte attrattiva per chi condivida l’indignazione verso certe comunicazioni, mi appaiono complicare il problema anziché risolverlo.
Ho preso a prestito l’espressione “terribili semplificatori” dello storico Jacob Burckhardt, che usava questa espressione per pronosticare l’avvento di personaggi che avrebbero offerto diagnosi e soluzioni e di facile consenso ai grandi problemi, con tanti saluti alla ragionevolezza e alla comprensione del mondo.
Io, per capirci, non penso che sia per forza una “terribile semplificazione” il cercare soluzioni rapide a problemi complessi, e non penso che la complessità coincida necessariamente con processi lunghi e laboriosi.
Per esempio, certe volte uno sguardo complesso ti porta a scoprire che un problema è insolubile perché nel tuo modo di guardarlo fai qualcosa che lo blinda dentro certi limiti. Nel momento in cui scopri che il problema è il modo in cui guardi, può accadere qualcosa che semplifica parecchio, e con una certa rapidità, il quadro della situazione. Continua a leggere “La Marzano, Tata Lucia e le “terribili semplificazioni” (seconda parte)”

Una donna, del sangue, un cantante e noialtri, di qua.

Allora, per orientarsi in mezzo a certe cose che succedono in rete, bisogna partire dalla televisione. Perché certe volte è la tv che entra nel web come il lupo cattivo entrava nel camicione da notte della nonna di Cappuccetto Rosso dopo essersela mangiata.
Spiega bene Mauro Doglio, qua, che quando c’è di mezzo la televisione si fa più facile una certa tendenza a confondere cornici. Racconta di quella volta che Larry Hagman, l’attore che impersonava Gei Ar, il carognone di Dallas, fu aggredito in strada da due donne intenzionate a dare una sonora lezione a quel prepotente. Solo che chi subì la punizione non fu il “vero” carognone, ma il suo credibile interprete. La cornice “realtà quotidiana” e la cornice “finzione” collassavano e la differenza di contesti sfumava fino a renderli indistinguibili. Continua a leggere “Una donna, del sangue, un cantante e noialtri, di qua.”

La psicanalisi, signora mia (Castellitto e “In Treatment”)

Schermata 04-2456400 alle 14.18.08

Che ne sappiamo ancora troppo poco è vero (sono andate in onda solo le prime puntate della versione italiana), ma chi accetta di misurarsi col copione di “In Treatment” mette in conto anche il confronto rischioso con una di quelle esperienze dopo le quali tutto quel che c’era prima è superato: e se non lo mette in conto, dovrebbe farlo. Continua a leggere “La psicanalisi, signora mia (Castellitto e “In Treatment”)”

Usare la rete come la televisione? (da Bresciaoggi)

grillo_americaSu Bresciaoggi nella mia rubrica “Linguaggi della rete” ho pubblicato lunedì 4 marzo l’articolo che trovate riprodotto qui.
Ci tornerò presto su, perché le dichiarazioni di Beppe Grillo di cui mi occupo qui (Grillo si schermisce sul merito del successo del suo movimento, per accreditarlo alla “rete” che “modifica il modo di guardare il mondo”) meritano qualche altra riflessione. C’è parecchio che non mi convince nella retorica delle “elezioni vinte in rete”, e quel che dico qui è che la rete nell’avanzata grillina c’entra solo di striscio.
Ne riparleremo. Continua a leggere “Usare la rete come la televisione? (da Bresciaoggi)”

Quello che no no.

Mentre scrivo queste righe penso stia cominciando su La7 “Quello che non ho”, il nuovo programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano. Non ho nessuna possibilità di vedermelo, ho qui sulla scrivania una pila di cose da finire e davanti una notte di quelle che solo col caffè dello studente. E infatti non so nemmeno come mai perdo tempo a scrivere questo post. Dunque non fate caso alla forma, sarò sbrigativo e non rileggerò. Come viene viene.
Continua a leggere “Quello che no no.”

L’avvelenata

Tanto ormai si è capito, no? Il gioco è svelato e ce l’avete chiaro tutti.
Questi non li hanno messi lì per governarci. Stanno lì per farci sentire inadeguati. Ma inadeguati non perché siamo mammoni, sfigati e monotoni, no: inadeguati perché non siamo come loro. Hanno capito che se volevano cambiarci almeno un pochino, non bastava un piccolo incoraggiamento, un buffetto sul muso: dovevano darci dei modelli che ci facessero sentire terribilmente colpevoli delle nostre miserie e delle nostre debolezze. Farci provare un po’ schifo di noi, se possibile. Non troppo, ma almeno un po’ sì. Continua a leggere “L’avvelenata”

Le foto contro l’anoressia, che meno male che qualcuno ci ha pensato

Cercando su Google le immagini di una campagna che ho visto qua e là nella rete, digito “foto contro anoressia”.
Dalle prime due voci del motore di ricerca saltano fuori due immagini molto diverse. Questa:

anti-anoressia-1

e questa: Continua a leggere “Le foto contro l’anoressia, che meno male che qualcuno ci ha pensato”