Huffington Post, pomeriggio di lunedì 22.

Pare che ci sia cascato persino Sergio Rizzo, che sul Corriere di oggi parla di scienziati condannati per non aver “previsto il terremoto”.
È una vicenda difficile da comprendere, quella del processo aquilano ai vertici della Commissione Grandi Rischi. Se poi ci si mette anche l’informazione a confondere le idee, è ancora più difficile.
“I terremoti non si possono prevedere”, è l’ovvietà ripetuta allo sfinimento dagli organi che dovrebbero raccontare alla gente come stanno le cose. Come un riflesso condizionato che scatta ogni volta davanti a qualcosa che assomiglia a una nuova crociata antiscientista (“La scienza in carcere”, ha titolato a caldo lo Huffington Post di Lucia Annunziata): ma quello di cui si è concluso ieri a L’Aquila il primo grado, tutto era tranne che un processo contro la scienza.
In questione era, anzi, se gli scienziati abbiano agito da scienziati. Dove agire da scienziati non era saper prevedere terremoti (ma davvero Sergio Rizzo pensa che esistano giudici così gonzi da punire degli studiosi per una ragione simile?): ma parlare “in scienza e coscienza” e non sotto dettatura.
Questo si discuteva, non le doti divinatorie degli imputati. La domanda era se i sette cervelli, dopo la riunione del 30 marzo 2009 (pochi giorni prima della scossa distruttiva), dicendo agli aquilani di stare tranquilli nelle proprie case perché la serie di scosse stava rilasciando lentamente l’energia e dunque era una garanzia di sicurezza, seguissero le proprie competenze scientifiche o l’imbeccata di qualcuno.
Qualche giorno prima – lo sappiamo con certezza da intercettazioni telefoniche di cui avrà sentito parlare pure Sergio Rizzo – Guido Bertolaso auspicava una tempestiva riunione della Commissione Grandi Rischi che avesse una funzione non scientifica ma puramente “mediatica”, in cui produrre un comunicato che rassicurasse i cittadini. E così la Commissione si riunì. Fu dopo quella riunione che, ai microfoni di una tv locale, uno dei membri consigliò agli aquilani di bere un buon bicchiere di Montepulciano e di dormirci su.
Dicevo che è un processo difficile da capire per chi non abbia seguito le vicende a cavallo di quella notte. È difficile capirlo in un paese in cui i dibattiti sono stati sostituiti dalle guerre di religione. E stavolta il mondo della cultura e dell’informazione non hanno commentato una vicenda dai risvolti da comprendere: sono corsi in soccorso della scienza che presumevano minacciata dall’ennesima offensiva irrazionale. Che però stavolta c’entrava come i cavoli a merenda: in discussione, anzi, era proprio la leggerezza con cui gli imputati potevano aver messo la propria competenza scientifica al servizio di qualche tipo di propaganda interessata ad altro che alla verità sul terremoto (e dunque a modo suo antiscientifica).
Un processo difficile da capire: l’Annunziata e i lettori che conoscessero solo per sentito dire i fatti immediatamente precedenti il disastro non si fanno una ragione del perché qualcuno possa indurre la gente ad abbassare la guardia se esiste anche una lontana probabilità che accada qualcosa di irreparabile.
Allora bisogna ricordare che in quei giorni là c’era un tizio, a L’Aquila, che sosteneva – sfidando frontalmente gli scienziati e la stessa Commissione Grandi Rischi – che non solo i terremoti si potevano prevedere, ma che anzi lui aveva individuato scientificamente un “precursore” affidabile delle scosse. E che un giorno o l’altro, in un posto o nell’altro, la terra avrebbe tremato. Divenne celebre con una puntata di Porta a Porta, e un gran numero di cittadini aspettava alla mattina i suoi bollettini.
Qualcuno pensa che quell’uomo avesse ragione; qualcun altro pensa che tirasse a indovinare e che le sue “previsioni” erano troppo vaghe per essere considerate previsioni: ma chi gestiva la situazione a L’Aquila si allarmò. Non nel senso che fu indotto a vigilare di più, ma proprio nel senso contrario: è mai possibile che un tizio, che non è uno scienziato, che non si è mai visto, che parla pure con un accento da buzzurro, ci fa fare la figura dei pisquani e la passa liscia?
Questa fu la ragione per cui fu convocata quella riunione: si doveva emettere un comunicato che avesse una forza “mediatica” (è la parola che Bertolaso enfatizza e ripete in quella telefonata con un assessore regionale) tale da ridicolizzare chiunque sostenesse di saperne di più.
Per capirci: come se ai tempi della polemica sul metodo Di Bella, gli oncologi si fossero riuniti per far sapere al mondo che il cancro non esiste, e se pure fosse esistito non avrebbe colpito nessuno in quel momento, e dunque nicotina e grassi saturi per tutti.
Qual è il risvolto terribile di tutta questa storia? Che se pensate che quel tizio che prevedeva i terremoti bluffasse, la beffa ai danni dei cittadini tranquillizzati è ancora più insulsa, e quel che ne è seguito ancora più atroce.
Ecco, quel che successe non aveva niente a che vedere con la razionalità scientifica: ma solo col bisogno di mettere a tacere un disturbatore; togliersi dai piedi un rompicoglioni a qualunque costo. E quello di cui sono stati chiamati a rendere conto i sette accusati non è la loro scienza: anzi, è l’averla sacrificata ad altri interessi.
Allora, che i sette condannati siano gli alfieri del pensiero scientifico e razionale contro l’oscurantismo irrazionale ed emotivo è una storia che non regge.
Non sono nemmeno delinquenti efferati. Saranno persino brave persone, che hanno fatto una cazzata sesquipedale perché hanno ceduto a una pressione e ora si trovano a difendere l’indifendibile. Pagano loro, per ora, perché fare dichiarazioni avventate può diventare un reato, e convocare riunioni per telefono no. Tutto qua.

31 risposte a "La scienza, l’irrazionalità e il processo dell’Aquila"

    1. Guarda Luca io sono uno che, inizialmente e a motivo della personale conoscenza, ha difeso la buona fede di Giampaolo Giuliani, la buona fede e la possibilità (se non altro perché non Giampaolo ma altri ricercatori in altre parti del mondo sono indaffarati sull’argomento “precursori”); di Giuliani posso dire che veramente da anni aveva questa convinzione e un’apparecchiatura artigianale che non ha ideato da solo. Ora, anzi da un certo tempo oramai, penso che abbia gestito in modo presuntuoso (anche negli atteggiamenti) un qualcosa di cui, ben prima degli eventi di fine 2008 fino a ciò che sappiamo, sembrava conoscesse bene i limiti. Senza Giuliani non avremmo, forse, tecnicamente avuto la riunione, ma sarebbe rimasto l’atteggiamento e la priorità del capo della protezione civile nel gestire situazioni che non così raramente evolvono nel modo che si evita di considerare; lui ha allestito una imponente macchina di pronto intervento ancor prima della riunione e aveva anche le aree dove insediare “il business” new town. Ossia lui l’eventualità l’aveva ben presente, ma, Giuliani o non Giuliani, ha preferito non porre l’accento COMUNQUE sull’accortezza, ma sulla tranquillità: Raccamandazioni in direzione dell’accortezza o sornioni sorrisi che invitano al massimo a tollerare qualche scossa che “meno male” serve a scaricare energia, nella ricezione degli abitanti ha fatto la differenza nelle scelte e nelle mosse di tutta la sequenza delle 3 scosse fra il 5 e il 6.

      1. Perfetto. Penso che ci sia una forte responsabilità politica nell’aver voluto strumentalizzare gli esperti che forse hanno peccato di ingenuità facendosi manipolare in questo modo. Credo che il comportamento degli esperti non possa in alcun modo giustificare la sentenza. Secondo questi criteri Bertolaso dovrebbe prendere l’ergastolo quando, e se, completeranno il filone politico del processo.
        A proposito del processo, trovi altre mie considerazioni qui http://lucadifino.wordpress.com/2012/10/23/la-sentenza-sul-terremoto-dellaquila-parliamone/
        Riguardo Giuliani, anche supponendo la sua assoluta buona fede nel suo modello di previsione, rimane il fatto che agisce scorrettamente manipolando l’informazione e facendo credere di aver detto ed aver previsto cose che invece non ha mai previsto (vedi il video nel mio post), gettando tra l’altro discredito sulla scienza “ufficiale” che non lo ascolta. Questo suo comportamento di è ripetuto recentemente in seguito al terremoto in Calabria (vedi http://cattaneo-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/10/28/il-veggente-di-coppito/). E io della gente che nega la realtà e manipola l’informazione per aumentare la sua visibilità ne ho abbastanza.

  1. Reblogged this on Background noise and commented:
    Sebbene la sentenza mi lasci perplesso, è utile non farsi prendere dall’impulso di giudicare e cercare di approfondire la questione. Questo pezzo affronta in modo corretto ed informato l’argomento.

  2. Caro Massimo,
    adesso ho un pò più tempo per rlasciare un commento esteso su questo articolo.
    Come ho già detto su fb il tuo articolo mi convince a metà.
    Giustissima la precisazione su come la stampa ha dato la notizia, contraddistinguendosi una volta di più, semmai ce ne fosse bisogno, per superficialità. Probabilmente hai anche ragione a ricordare è difficile che un giudice condanni qualcuno per non aver previsto un terremoto. Peccato che di giudici che hanno preso posizioni quantomeno strampalate (è un eufemismo) sia piena la giurisprudenza e quindi sarebbe bene aspettare le motivazioni.
    Tuttavia il tuo articolo prosegue su un filo che non posso condividere. Di fatto anche se non lo fai in modo esplicito praticamente ti schieri con Giuliani, non tanto nel fatto che potesse aver ragione (cosa che è ragionevole dubitare, ma che potrebbe anche essere vera) ma sul modo come i fisici e i geologi lo avrebbero trattato. Fai presunzioni su quello che è accaduto e rispetto a quello che la commissione e quei sette scienziati hanno fatto o detto.
    Se si legge il verbale di quella riunione si vede come invece essi abbiano tenuto una discussione su quello che era o non era ragionevole aspettarsi sulla base delle loro conoscenze e dei dati in possesso sulla situazione Aquilana,
    Ti sei allineato alla posizione di chi dice che quei sette siano stati manovrati da Bertolaso (sulla cui posizione, date le intercettazioni, mi sembra che non vi siano dubbi) anche in considerazione della supponenza nei riguardi “non scienziato dall’accento buzzurro” che andava punito.
    Questo per me è inaccettabile.
    Con lo stesso grado di ragionevolezza che abbiamo attribuito al giudice possiamo dire che fra loro ci sono scienziati seri che hanno occupato posizioni rilevanti nel campo?
    Possiamo anche dire con la stessa naturalezza che usiamo per il giudice che sarebbero scienziati ben “gonzi” se non avessero pensato che se un terremoto di forte intensità fosse stato possibile, allora dichiarare il contrario sarebbe stato un suicidio scientifico (oltre che umanamente un delitto)? Il tutto per fare un favore a Bertolaso? O per attaccare e punire un ricercatore autonomo colpevole di lesa maestà alla Scienza con la S maiuscola. Ma andiamo!!
    Tu sai che in fisica NON esiste l’evento certo? Te lo spiegano al primo anno che non esiste un evento che abbia probabilità pari a 1. Quindi è SEMPRE possibile che qualcosa si verifichi, e se c’è qualcosa che la meccanica quantistica ha insegnato è proprio quanto conta quella minuscola, a volte infinitesima, percentuale di probabilità di certi eventi per regger su l’intero universo.
    Quindi io non credo che nessuno di loro abbia mai potuto dire che NON vi sarebbe stato un terremoto di forte intensità.
    Io credo invece che fossero sinceramente convinti che una sequenza di scosse graduali servisse a rilasciare energia progressivamente e non di botto (una questione che è ben nota a chi lavora nel settore) e quindi alla fine fossero più per un’interpretazione ottimistica che per una pessimistica e allarmistica.
    Poi c’era chi voleva assolutamente rassicurare e quella riunione l’ha sfruttata e la stampa che è superficiale ha riportato le cose alla carlona.
    Sai quale invece penso che sia la vera area di responsabilità di quegli uomini? L’aver probabilmente ragionato solo da scienziati senza pensare a come le loro parole e le loro considerazioni sarebbero state utilizzate dai politici e da Bertolaso.
    Non la considero una responabilità di lieve entità; anzi è una responsabilità grave proprio per chi, come fisici e geologi, ogni giorno si batte da decenni contro una politica dissennata che se ne frega dei pericoli idrogeologici e che trova larghe connivenze fra imprenditori e gente comune, sempre pronta a costruir abusi e poi a piangere per l’alluvione di turno.
    E’ una responsabilità grave perchè come scienziati non possiamo fare a meno di chiederci se e come quello che facciamo o diciamo sarà utilizzato.
    Per questo dovrebbero essere condannati.

    Detto questo, invece per una volta, sono contento che la stampa per superficialità (ma sarà poi vero? Non sarà che quella è una precisa presa di posizione?) difenda la scienza.
    Abbiamo bisogno di gente come Luciano Maiani (è stato il mio professore di fisica teorica, direttore del CERN e dell’INFN, due tra i più prestigiosi enti di ricerca, nonchè una delle menti migliori dei fisici delle particelle in Italia) e dei suoi colleghi, abbiamo un tremendo bisogno che siano credibili ed ascoltati.
    Ci serve che la gente ascolti la scienza e che si convinca che se un geologo dice che quella è una zona ad alto rischio sismico, è necessario costruire in un certo modo e che violare le regole è il sistema migliore per piangere dopo.
    Non ci servono invece i capri espiatori.

    Un caro saluto
    A.

  3. Ciao Andrea, grazie di essere passato anche di qua e vediamo se ci si chiarisce.
    Io non parteggio per niente per le previsioni di Giuliani (ma proprio per niente): al riguardo ho detto spesso la mia. Non mi pongo nemmeno problemi di buona creanza sul modo in cui gli è stato risposto: ho piuttosto l’atroce dubbio che se non si fosse innescato quel braccio di ferro, oggi piangeremmo qualche morto in meno. La posizione di chi ha tranquillizzato gli aquilani è del tutto irrazionale, di un irrazionale che mi spiego soltanto così.
    D’altra parte, quella riunione è stata convocata (“così zittiamo qualunque imbecille”), si è tenuta, le cose scritte sono state scritte, le cose dette sono state dette. Non è fiction. Poi magari al secondo grado verrà fuori che non c’è reato e ne riparleremo: io non faccio il tifo per la condanna, non ho gioito ieri, ho anzi una tristezza enorme. Ho anche detto che le persone mi paiono degne.
    Solo: è stato, secondo te, un processo antiscientifico? Trovi una ragione plausibile al fatto che quasi tutta la stampa stia parlando di condanna “perché non hanno previsto il terremoto”? Perché anche quella personcina accomodante e tollerante di Odifreddi ripete la stessa bugia? Se sei contento che la stampa, per una volta che difende la scienza, debba farlo con una menzogna, boh, stai contento.
    Poi, Andrea, perché mi ricordi che “in fisica non esiste l’evento certo”? Esattamente di questo si sta parlando: se abbiano detto o no cose troppo certe, considerato che “non esiste l’evento certo”.
    E capri espiatori non ne vedo. Questo è solo uno dei tanti processi nati dal terremoto, che vedono alla sbarra tante categorie di persone.

    1. Ciao Massimo,
      l’articolo di Scientific American che hai postato su fb, è un articolo che mi sento di condividere al cento per cento.
      Fa un’analisi veramente equilibrata, bella e lucida.
      Mette esattamente il dito nella piaga.

      Gli esperti dopo la fatidica riunione NON hanno detto NULLA in pubblico. E’ de Berdardinis che dice (estratto da S.A.) “The scientific community tells us there is no danger, because there is an ongoing discharge of energy. The situation looks favourable.”.
      Esattamente quello che ho detto nel mio commento.

      Poi l’articolo dice in modo chiaro che gli scienziati avevano il dovere di comunicare direttamente. Questa è la vera tragedia scientifica, il pensare che siccome sono scienziati la comunicazione tocchi ad altri !!
      La loro superficialità, il loro danno alla comunità è stato quello.

      Quindi per questo meritano 6 dicasi 6 anni di carcere e 8 milioni di euro di multa???
      Un conto è vedere una montagna che frana in un lago artificalecome nel Vajont e stare colpevolmente zitti. Un conto è sapere che un farmaco provochi la morte e stare zitti per interesse. Un conto è ritenere che la situazione non fosse allarmante e lasciare che la protezione civile facesse il suo lavoro.

      Non vedi capri espiatori? Beh mi sembra che la chiusura dell’articolo, sia abbastanza chiara:
      “Small wonder then that the people of l’Aquila are celebrating what is essentially their revenge against those they hoped would help them make informed choices about how to stay safe, experts who – quite innocently, to be sure – let those people down”

      Small wonder infatti che chi sia coinvolto emotivamente celebri questa sentenza e veda in loro quelli che non gli hanno permesso di capire e decidere, lo capisco, forse se avessi perso i miei cari o la mia casa direi lo stesso. Ma sono lontano e vedo le cose con un taglio diverso e personalmente la ritengo un grosso danno.

      Sarà difficile d’ora in poi trovare qualche scienziato che sia disposto a rendere un qualunque contributo decisionale se poi sulla sua testa piove una condanna penale.
      E in più domani, quando un geofisico o un geologo diranno qui c’è un rischio grosso, qualcuno gli farà un pernacchione e gli dirà: “si come non ce n’era a L’Aquila”.

      Per questo penso che sia giusto difendere la comunità scientifica e penso che S.A. abbia perfettamente ragione su quello che bisogna chiedere a questa comunità.

      Oggi non dobbiamo celebrare assolutamente nulla, hai ragionissima ad essere triste.

      Un abbraccio
      A.

      1. Caro Andrea, appunto: è quello che dice la chiusa dell’articolo. E allora? Non c’è un capro espiatorio perché non è vero che solo loro siano finiti in tribunale.
        Ancora: io non ho rifatto il processo nel mio articolo. Ho solo portato qualche argomento per dimostrare che l’accusa non era di non aver previsto il terremoto e per capire il clima nel quale può essere nata quella comunicazione. Se in secondo grado la sentenza cambierà, ci saranno delle buone ragioni. Ma questo non cambia la questione: nessuno ha accusato i sette di non aver previsto il terremoto; nessuno li ha condannati per questo.
        Io non parlo del processo: parlo del mondo in cui ne hanno parlato i giornali. Parlo di un clima che impedisce persino a una simile ovvietà di essere compresa: non è vero che sono stati condannati per non aver previsto il terremoto.
        Tu pensi che in Italia esista un’offensiva antiscientifica? Va bene, hai ragione. Ma non è questo il caso. Nessuno – ripeto – ha accusato gli scienziati di mancata divinazione.
        Sul modo in cui gi scienziati hanno comunicato, poi, vedi anche l’articolo di Giustino Parisse che ho linkato anche più giù.

  4. Ciao Massimo,
    mi inserisco umilmente come testimone “quasi diretta” dei fatti visto che una parte della mia famiglia acquisita viveva al tempo a L’Aquila. Come tu scrivi, quello che mi stravolge è il fatto che non si comprenda un’ovvietà tanto palese. Sappiamo tutti che i terremoti non si prevedono ma il punto, si ribadisce per l’ennesima volta, NON E’ QUELLO, il punto è aver tranquillizzato centinaia di migliaia di persone dicendo loro di andare a dormire senza preoccuparsi. Degli scienziati responsabili, secondo me, avrebbero fatto in modo di comunicare a chi di dovere che la possibilità di un forte terremoto così come non poteva essere data per certa, non poteva neanche altrettanto certamente essere esclusa. Penso che si potesse almeno istruire la popolazione su come comportarsi, il che non ha nulla a che fare con il creare il panico. Questo è la conclusione a cui arrivo io da semplice cittadina che sentiva quasi quotidianamente chi viveva quei giorni a L’Aquila e che testimoniava quello che tu hai raccontato. E’ la realtà, non la fantasia di chi vuole ingiustamente attribuire delle colpe a qualcuno…mi domando come non si comprenda.

    1. E scusa, cosa mai avrebbero dovuto dire? Ve lo volete ficcare in testa una buona volta che non c’è un modo affidabile per dire se uno sciame sismico porterà qualche scossa più forte? Continuiamo a riferirci alla faccenda col “senno di poi”. Nessuno avrebbe potuto prevedere quella scossa quel giorno e con quell’intensità. Tutti sapevano che “prima o dopo” ci sarebbe stata una scossa, perché quella è una zona sismica, ma lo sapevano da quando è stata stilata la mappa di rischio sismico, non da quando è iniziato il cosiddetto “sciame”.
      Cosa doveva dire la Commissione? Chiedere alla protciv (spetta alla protciv e al prefetto decidere e non alla commissione) di evacuare la città (e come, se gli enti locali non avevano un piano d’emergenza)? Ordinare (ma di nuovo non è compito loro) di costruire una tendopoli per tutti gli abitanti della zona? E poi, che zona evacuare? Le scosse si sentivano fino a Sulmona. So che sono domande retoriche a cui nessuno darà mai risposta perché sono domande scomode.
      Tutto il Paese è a rischio sismico e che un terremoto come quello potrebbe colpire qualsiasi posto anche ora? Cosa facciamo, svuotiamo le case e andiamo tutti nelle tendopoli perchè “potrebbe esserci un terremoto”? Ridicolo, non trovate?

      Come mai nessuno parla delle case costruite male, in barba alle normative? Qui i morti non le hanno causate le dichiarazioni della Commissione. Li hanno causati edifici di meno di 30 anni non a norma che sono crollati. O edifici storici molto antichi, ma sull’esistente il discorso è complicato. Parliamo dell’ospedale terminato da pochi anni e con intere sezioni lesionate (forse non sapete che gli edifici pubblici devono sottostare a norme molto più stringenti di quelli privati in materia sismica): chi l’ha autorizzato?
      E costruire a regola d’arte è il solo modo per ridurre i morti.

      Che poi parliamo tanto di comunicazione fatta male. Quella di questa sentenza non è fatta bene. E creerà solo problemi futuri.

      1. @mousse, la domanda cosa deve fare la scienza quando non ha certezze è una domanda intelligente. Hai una ipotesi sul perché la maggior parte della stampa, invece di porsela, e di affrontarne le conseguenze etiche ed epistemologiche, ha preferito raccontare la panzana che in Italia si processano sismologi perché non prevedono i terremoti?
        Dopodiché, spero che siamo d’accordo che quando la scienza non ha certezze, fingere di averne non è la soluzione migliore. Perché – tocca ripeterlo fino allo sfinimento – il punto non è che non hanno trovato “un modo affidabile per dire se uno sciame sismico porterà qualche scossa più forte”: il punto è se abbiano o no detto che non l’avrebbe portato, e se una riunione di quaranta minuti con verbale in differita sia stata una riunione vera o un’operazione di facciata.
        Poi magari in secondo grado scopriamo che hanno ragione. Ma non li hanno accusati di non prevedere, e chi dice questo dice una bugia.
        PS: poi, per favore, di come sono costruite le case si parla da tre anni e mezzo e sono in corso processi.

  5. Inserisciti pure, e come! Io stesso ne parlo qui e non soltanto fra amici e persone coinvolte perché continuo a sostenere dal 6 aprile 2009 che quella aquilana è una faccenda che per troppe ragioni riguarda tutti. Se poi chi l’ha vissuta più da vicino può portare elementi, si inserisca a maggior ragione! 🙂
    Secondo me di perché non si comprenda ce n’è più di uno.
    Primo, perché in Italia la scienza si sente sotto attacco, e magari ha pure ragione.
    Poi perché è una storia complicata, e raccontare tutti gli impicci che stanno dietro a quel processo non è interessante, tanto più che il burattinaio di allora non c’è più. Perché è faticoso andare a recuperare informazioni sul “contesto” (che invece si invoca tutte le volte che qualcuno deve giustificare una intemperanza: “sono stato maleinterpretato, mi hanno decontestualizzato!”).
    Poi la fandonia del “processo alla scienza” ci sta bene, in un dibattito quotidiano che assomiglia più al derby che a una discussione. Il derby non ama, non dico la complessità, ma nemmeno qualche grado di complicazione di troppo.

  6. Ho appena finito di ascoltare a Radio 24 l’intervista di Alessandro Milan all’Avv.Valentini.
    L’avvocato che ha avviato il procedimento, è stato molto bravo a tenere separate le questioni, umane e il ruolo che quella commissione avrebbe dovuto avere, nonchè a chiarire in modo definitivo su che cosa verta il procedimento giudiziario.
    Da ciò che ho capito il punto giudiziario NON è se il messaggio sia stato troppo tranquillizzante o meno, ma sul fatto che la commissione abbia fatto o meno una valutazione del rischio (compito assegnato a quella commissione).
    Evidentemente il giudice ha ritenuto che questa valutazione non sia stata fatta o sia stata fatta in modo negligente.
    Finchè non usciranno le motivazioni della sentenza io credo sia del tutto inutile fare ulteriori commenti.
    Ribadisco la mia posizione: se la Commissione ha negligentemente o superficialmente svolto il suo ruolo allora quelle persone DEVONO essere condannate.Cioè se gli scienziati non hanno fatto uso consapevole delle loro conoscenze per adempiere al loro ruolo, allora vanno assolutamente condannati. E questo nulla ha a che fare con un attacco alla scienza (Massimo in questo hai perfettamente ragione)
    Viceversa se invece la questione è di merito, cioè la valutazione è stata fatta con le conoscenze e l’esperienza di ciascuno e non c’erano per loro elementi rilevanti e i fatti invece purtroppo si sono rivelati ben diversi, allora questa sentenza è una boiata e un boomerang, come ho già scritto. In questo caso l’attacco alla scienza ci sarebbe eccome.
    Quindi in base alle motivazioni della sentenza, per me la questione è o puntuale e locale, ciò che è successo lì in quel momento (posizione di Massimo), oppure è di sistema e come tale assai preoccupante.

    Un caro saluto a tutti gli abitanti di L’Aquila a cui vanno sempre e comunque il mio affetto e solidarietà, con la speranza di tornare a passeggiare per i portici del centro tornati alla vita.

    1. Caro Andrea, mi pare che però si sia tutti d’accordo che un “uso consapevole delle loro conoscenze” non potrebbe mai portare a una risposta sicura, ma solo a una probabilità. Poi certo, il problema è cosa fa uno scienziato quando non ha una risposta certa da dare. Che mi pare un problema più interessante e stringente delle fesserie che leggo questi giorni su processi per mancata previsione.
      Poi se in secondo grado si ribaltasse la situazione, ci saranno dei buoni motivi.
      L’importante è che su un fatto un accordo l’abbiamo raggiunto: checché ne dicano Rizzo, Severgnini, Calabresi – solo per dire i primi che mi vengono in mente – e tutti gli altri, nessuno processa uno scienziato perché non prevede un terremoto.

  7. Questa sentenza deve fare riflettere tutti noi su un dato di fatto: ci siamo affidati troppo alla scienza e poco al nostro istinto e soprattutto alla prevenzione.
    I terremoti non sono prevedibili, questo è certo, ma in presenza di continue scosse come c’erano a L’Aquila nel 2009, la prudenza doveva consigliare qualche notte all’addiaccio, magari per nulla, piuttosto che contare tutti quei morti.
    Sono di lontane origini abruzzesi, e anche se non conosco L’Aquila, questa tragedia mi ha colpito, come molti in Italia. E mi ha colpito il post di Giustino Parisse, dove mi sembra si colpevolizzi per non aver seguito l’istinto, e magari dormire in macchina. Se fosse successo, i suoi figli sarebbero vivi, da madre mi sento molto vicino a lui e capisco il suo dolore.
    Io ho vissuto il terremoto del Friuli, qui in Veneto (vicino Venezia) l’abbiamo sentito molto bene. All’epoca dicevano che noi eravamo sicuri, visto che il sottosuolo è composto in buona parte da sabbia. Ma (perché c’è sempre un ma) da poco hanno ridimensionato la questione. L’ultimo terremoto disastroso a Venezia risale al 1348, molti secoli fa, ma non escludono che si possa ripresentare, ma quando?
    Morale di tutto ciò è che per quanto i terremoti nessuno in Italia è sicuro, e forse quello che ci può salvare da un sisma è la prevenzione e le costruzioni antisismiche, oltre che una sana prudenza.

    1. Affidarsi troppo alla scienza? E la prevenzione come la fai? In base ai dati scientifici. O meglio in base alla fisica e alla statica. Che “funziona” anche se non sai le equazioni, ma se le sai funziona meglio. Le costruzioni antisismiche come le fai? Usando l’istinto? No, usando “la scienza”.

    2. L’ironia di mousse è fuori luogo, perché maryonn dice una cosa importante. Conoscere la propria terra come il proprio corpo, riconoscerne i segnali.
      Fra chi quella sera decise di dormire in auto o di andare addirittura a dormire in un’altra città non c’erano solo quelli che credevano alla “previsione” di Giuliani. C’era anche gente che per qualche ragione non si fidava delle rassicurazioni; qualcosa non gli tornava. C’era, magari, gente che conosceva la storia, e aveva riconosciuto in quel decorso qualcosa che assomigliava sinistramente a quel che era successo trecento anni prima…
      Poi sì, conoscere il tuo corpo e saper riconoscerne i segnali non ti rende indipendente dal medico.

  8. Sia messo a verbale che ho sostituito la frase “il mondo della politica e quello della scienza si allarmarono” con “chi gestiva la situazione a L’Aquila si allarmò”. Questo perché, sebbene a me sembrasse ovvio che si riferiva al microcosmo aquilano nel quale si svolgevano gli eventi, qualcuno ha lamentato che suonava come un attacco indiscriminato agli scienziati tutti. Meglio essere chiari, dunque.

  9. buon giorno.

    Avrei una domanda semplice semplice: la “saggezza popolare” dice che, in presenza di giorni e giorni di scosse, il verificarsi di un imminente forte terremoto è molto più probabile rispetto a un altro giorno preso a caso.

    Corrisponde al vero questa apparentemente stra sensata credenza? lo chiedo perché ho anche sentito dire (vedi anna meldolesi che cita sandman) che .. “Non ci sono basi scientifiche per concludere che la probabilità che avvenga un forte terremoto sia più alta dopo queste scosse piuttosto che in altri momenti”.

    Cioè, secondo questo esperto citato dalla meldolesi, il verificarsi del terremoto dopo queste scosse è stata una straordinaria coincidenza! Cioè, i terremoti si verificano dopo questi eventi sismici (“queste scosse”) con la stessa probabilità con cui si verificano nei giorni espressi da date che contengono tanti zeri, per dire.

    Ecco, a me quella di sandman sembra una boiata evidente… qualche esperto potrebbe smentirmi / confermarmi?

    Vi ringrazio

    Il link:
    http://www.wittgenstein.it/2012/10/23/cosa-si-poteva-dire-a-laquila/

  10. @fritz, scusa il ritardo.
    Non so se qui passino esperti in materia. Io so quel che leggo in giro: una probabilità su trenta per qualcuno, cinque su cento per altri.
    Non so bene cosa dica la saggezza popolare, so che a posteriori qualcuno ha riconosciuto nello sciame un fenomeno molto simile a quello di trecento anni prima (misurato, allora, in modo evidentemente un po’ meno scientifico…). Certo, testimoni diretti non ce n’erano più!

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