Da Bresciaoggi: informazione a chilometri zero

Questo articolo è uscito lunedì 29 ottobre su Bresciaoggi nella mia rubrica “Linguaggi della rete”.
L’uomo della foto a sinistra, presa a prestito qui, è Sergio Rizzo del Corriere, che ha scritto questo da cui è nato questo.

Se quello dei blog non è giornalismo – perché il giornalismo è un’attività ben definita, con un suo statuto e regole proprie – certo è una fonte di informazione che col giornalismo può intrattenere un rapporto proficuo. L’abbiamo detto tante volte. Se posso ribadire il concetto usando un’etichetta abusata, è un’informazione “a chilometri zero”, perché nasce spesso nei luoghi in cui i fatti accadono, ad opera di testimoni diretti o comunque di autori che possano dire qualcosa in prima persona.
Quando la sera di lunedì 22 da più parti arrivò la notizia che a L’Aquila sette sismologi della Commissione Grandi Rischi erano stati condannati “per non aver previsto il terremoto” del 2009 e che era stato celebrato un “processo alla scienza” stile Galileo, immediatamente sui blog e su Facebook numerose voci raccontarono le implicazioni della condanna, che erano un po’ più complesse di così. D’altra parte l’informazione “a chilometri zero” ha un vantaggio: può continuare a seguire i fatti anche quando questi tornano ad essere di interesse locale, e così ne conserva la memoria senza soluzione di continuità. Fu la rete a ricordare le vere, antiche motivazioni del processo (non “non aver previsto”, ma anzi aver finto di poter fare previsioni precise ed aver tranquillizzato i cittadini sulla possibilità di una scossa letale); e che non era sotto accusa la scienza ma un atto che forse era stato dettato da ragioni politiche e per niente scientifiche. Fra gli altri ne scrissi io stesso ma anche Giusi Pitari, scienziata dell’ateneo dell’Aquila, Barbara Summa, scrittrice e traduttrice abruzzese in Olanda e Alessandro Chiappanuvoli Gioia, giovane scrittore aquilano.

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