Articolo: “Strategie narrative di resistenza”

Psicologi per i PopoliÈ successo che alla Rivista di Psicologia dell’Emergenza abbiano mostrato interesse per il mio lavoro sulle narrazioni on line del terremoto, raccolto nel libro “Il primo terremoto di Internet”.
Mi hanno chiesto di tornare sull’argomento e ho scritto per il numero 11 del semestrale un lungo articolo dal titolo “Blog, social network e strategie narrative di resistenza nel post-terremoto dell’Aquila”.
La rivista è scaricabile dal sito di “Psicologi per i popoli”.
Il numero della rivista si trova qui, e l’articolo è a pagina 6.
Buona lettura.

“Così lontano, così vicino” (intervista su “Il primo terremoto di Internet”)

alelombardoAlessandro Lombardo è uno psicologo di Torino. Psicoterapeuta, consulente di aziende italiane e multinazionali, è molto attivo nel web e sensibile alle nuove tecnologie. Così mi ha fatto delle domande sul mio libro Il primo terremoto di Internet e ne è venuta un’intervista che ha pubblicato sul suo sito.

Il primo terremoto di internet. Un libro dal collega psicologo Massimo Giuliani. Una narrazione costruita a stanze, a più voci, a partire dall’esperienza vissuta del terremoto dell’Aquila. D’altro canto anche Massimo è aquilano, pur vivendo in provincia di Brescia. Non la storia del terremoto quindi, ma storie che intersecano storie con quel filo rosso che le connette tutte: il web. Ecco perché è il primo terremoto di internet: così lontano e così vicino.
D: Massimo, che terremoto racconti nel tuo libro?
R: La domanda è interessante, perché la storia della tragedia aquilana non è la storia di un solo terremoto. C’è il terremoto che le persone hanno vissuto, e poi c’è il terremoto che i media hanno raccontato. [leggi l’intervista sul sito di Alessandro Lombardo…]

O lo usi, o ti usa: ne parliamo mercoledì 8 maggio a Pavia (da Bresciaoggi)

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Per la rubrica “Linguaggi della rete” che curo sul quotidiano Bresciaoggi ho pubblicato lunedì 8 questo articolo.

Succede che l’8 di maggio alle cinque di pomeriggio sarò a Pavia in occasione di un incontro organizzato dal Comune in collaborazione con l’Università, il Centro Educazione Media e la Scuola secondaria di primo grado Casorati nel quadro delle Giornate dell’educazione. Hanno pensato a me per via di un librino che ho pubblicato l’anno scorso e che si chiama “Il primo terremoto di Internet” (su Amazon.it). Continua a leggere “O lo usi, o ti usa: ne parliamo mercoledì 8 maggio a Pavia (da Bresciaoggi)”

Dicono di “Il primo terremoto” (4): le recensioni su Amazon

Scrive Laura Vernaschi:

La narrazione è avvincente e viaggia su due binari: quello del racconto del terremoto dell’Aquila attraverso le testimonianze dirette di chi ha utilizzato la rete e la creatività per affrontare il proprio dramma, e la metacomunicazione sul racconto stesso e l’effetto farfalla operato dalla rete. Un libro insolito, curioso, irriverente ed avvincente. E’ un’opera che apre molte finestre, che attiva molti link di riflessione, che porta dentro le emozioni, ma anche molto più lontano, nell’universo infinito di internet. Il lettore è continuamente portato ad aprire la propria mente, ad uscire dal pensiero comune e lineare. Per questo motivo è un libro difficile da intrappolare in una recensione. Vivamente consigliato a tutti.

Dicono di “Il primo terremoto” (3): Luca Casadio

Sto iniziando a leggere “Il primo terremoto di Internet”. E’ un libro molto interessante e completo, che parla di intelligenza colletiva, di reti informatiche e di collettività.
Una riflessione originale e accurata sul terremoto dell’Aquila.
Ma non si limita a questo, tocca mile altri temi, sempre da prospettive mai banali. Ve lo consiglio vivamente.
(Luca Casadio su Facebook)

Su Ibridamenti l’introduzione di “Il primo terremoto di Internet”

Dopo l’ebook (in vendita qui) giorni esce anche su Amazon.it (è già su Amazon americano) la versione cartacea del mio libro.
Intanto il blog collettivo Ibridamenti ne pubblica l’introduzione. Grazie a Maddalena!

(…) Le storie che raccolgo in questo libro avranno a volte la faccia e la voce di un autore individuale con un nome e un cognome: ma ogni volta sarà chiaro come, senza la rete, quella voce non avrebbe avuto la possibilità di manifestarsi. È così per i racconti di Luisa Nardecchia, salvaguardati da una rete di persone che li tramandavano e li conservavano quando l’autrice, sfollata, non aveva a disposizione la tecnologia per farlo; è così per i resoconti di Anna Pacifica Colasacco, resi possibili da amici blogger che si sono autotassati per permetterle di scrivere dalla roulotte dove aveva trovato rifugio; è così per Adriano Di Barba, che appartiene a una comunità scientifica con cui condivide il sapere che gli ha permesso di dire qualcosa di competente sulla ricostruzione. Altre volte le storie saranno decisamente storie polifoniche, come per la storia del terremoto attraverso gli status di Facebook o lo spettacolo di musica e teatro di Animammersa che, in cerca di quell’anima immersa nella terra e nel tempo, la rintraccia anche fra le voci narranti della Rete.
Io stesso, che qui tento di intrecciare fra loro tutte queste voci con le mie parole, non avrei quelle parole senza tre anni passati anche a raccontare sul mio blog i miei viaggi aquilani e a conversare in rete e nel mondo reale con tutti gli interlocutori che ho trovato disponibili.
Coltivare il paradosso di un’intelligenza collettiva composta non di anonimi, ma di voci con un’identità, non solo rende la rete più umana e rispettosa degli individui che la abitano, allontanando i rischi di totalitarismo digitale, ma realizza quella dimensione di equilibrio dinamico che, non trovando mai quiete sull’uno o l’altro degli estremi (l’individuo e il collettivo), mantiene aperto il flusso della comunicazione, la relazione, il gioco continuo e reciproco della definizione di sé…

Leggi tutta l’introduzione su Ibridamenti!