rispostadelcavoloMi sa che quando Barbara Summa mi ha chiesto di scrivere la prefazione per il suo nuovo libro La risposta del cavolo. Guida semiseria per genitori disperati alle domande dei figli su sesso e società” ha pensato che la prefazione di uno psicologo avrebbe aggiunto al suo lavoro una specie di patente di “pedagogicamente corretto” o qualcosa del genere.
E invece è stato il contrario. Sono stato felice e grato della sua proposta perché chi fa il mio mestiere certe volte si domanda quanto le cose che scrive e pensa abbiano senso per chi le “usa” nella vita quotidiana.
Barbara è una blogger, una scrittrice (avevo letto il suo bellissimo “Statale 17”) e una dozzina di altre cose, fra cui una mamma (vabbè, una mamma con curiosità e competenze particolari, con una attenzione a come si costruiscono le idee sul maschile e sul femminile nella famiglia e nella cultura allargata). Il suo libro è bello e utile, e farà bene a tanti genitori. Alcune delle ragioni le spiego nella prefazione (e nelle righe che riporto qui) e altre le scoprirà che leggerà il libro.
E siccome io un libro come questo di Barbara non lo saprei scrivere (non credo di esserne capace: non è più facile o più difficile che scrivere le cose che scrivo io di solito, è proprio un lavoro diverso e francamente ho dei dubbi sulla mia capacità di reggere oltre la dimensione di un post per un blog), ho pensato a lungo alla sua proposta di aggiungere un pezzetto alla sua “Risposta del cavolo” e dalla riflessione sono uscito con una conclusione ponderata e meditata: “quando mi ricapita?”.

“…Se poi penso a quanti – con qualunque titolo e curriculum – si rivolgono ai genitori con guide, manuali, conferenze e programmi tv, mi pare di poter dire che si dividono in due categorie: quelli che li trattano come se fossero incapaci e quelli che scelgono di fidarsi di loro un po’ di più; che si rivolgono alle loro competenze invece che alle loro inadeguatezze; che portano acqua al mulino delle prime invece che alimentare le seconde; che sanno, insomma, che se vuoi essere utile a qualcuno, quel qualcuno deve innanzitutto piacerti: sennò, al massimo, puoi fargli un predicozzo.
E cosa si ottiene guardando il prossimo dall’alto in basso e facendolo sentire sbagliato? Che se va bene si deprime; se va male, si rifà su qualcuno a portata di mano: “ti sei fatto bocciare un’altra volta? Bella figura che mi fai fare con quello della televisione!” (non c’è migliore antidoto al sentirsi sbagliati che far sentire sbagliato qualcun altro).
Ho accettato di scrivere qualche pensiero per aprire il libro di Barbara Summa perché penso che Barbara faccia parte del secondo gruppo: a Barbara i genitori sono simpatici. Perché ha capito che hanno bisogno di saperne di più, qualche volta, ma ancora di più hanno bisogno di solidarietà. Di non sentirsi così sbagliati come qualche volta le cose della vita e gli esperti con l’indice alzato fanno sentire. Di sapere che siamo tutti sulla stessa barca, insomma.
E d’altra parte, i genitori che leggono libri come questo non saranno poi così disastrosi: per lo meno, si pongono delle domande.”

(dalla mia prefazione a “La risposta del cavolo” di Barbara Summa)

5 risposte a "Barbara Summa e la sua proposta del cavolo"

  1. Solidarietà.. esatto.! Proprio questo, noi come genitori un libro solo abbiamo letto e abbiamo capito che non servono libri e manuali per i genitori. Il libro si intitolava “l’amore non basta” ed è un testo fondamentale di un grande e moderno pedagogo. Questo titolo per me racchiude tutto.. perché è vero che l’amore non basta.. ma il problema è cosa e quando ci vuole..?? Abbiamo sperimentato con tanta fatica e dopo aver preso coscienza di situazioni ed errori commessi che la cosa che ti fa stare meglio e che ti aiuta di più è la solidarietà di altri genitori, nel senso che se si condividono con altri genitori esperienze, pensieri e situazioni si trova spesso quello stimolo e quel coraggio per elaborare pensieri e decidere di fare o non fare cose. Purtroppo spesso i genitori si rintanano nel loro guscio e hanno remore e timori a parlare delle proprie esperienze sempre condizionati dagli stereotipi e dal timore di essere giudicati.
    Comunque lo leggerò.. perché se non si prefigge di essere un manuale mi interessa..!!

  2. Esatto, quanto di più lontano da un manuale. L’autrice è un’esponente di rilievo del “mummy blogging” 😉
    Sai, negli ultimi anni fioriscono pubblicazioni e autori che hanno anche un certo successo, fustigatori di costumi e di debolezze. Sai qual è il bello? Che far sentire incapaci le persone è un bell’investimento.
    Questo libro è un’altra cosa, perciò mi è piaciuto.

  3. certo caro Massimo .. rende molto agli altri farci sentire incapaci.. però è pur vero che noi genitori a volte ci sentiamo come una razza strana.. rema tutto contro in questo momento storico.. almeno questo è il mio sentire..

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